STABILITÁ=INQUIETUDINE
FAGLIE E “SEDUTE”
PITTURA, SCULTURA E SEDUTE VERE E INVENTATE
Mostra personale di
Francesco Verio e Tonino Liberati
a cura di Francesco Tetro
dall’11 al 26 ottobre 2014
L’esposizione suggerisce il tema “umano” della convivenza pacifico-conflittuale tra “dislivellamenti” reali e immaginari, il tema della frattura terrestre rappresentando una sorta di “mancamento”, di “rottura” nel percorso-accettazione di comprensione razionale.
Ecco allora da una parte la registrazione inquietante di quel dato, dall’altra l’incertezza riscattata-esorcizzata da “volute” instabilità, rivisitazioni oniriche, risposte-proposte del fare artistico, “liberate” da un pragmatico percorso di sgomenti=“certezze”.
Pittura e scultura quindi come tentativo di imprigionare l’apprensione, la sedia rappresentando il punto di affidamento permanente di “sè” a quelle certezze.
PITTURA, SCULTURA E SEDUTE VERE E INVENTATE
Il più “antico” esemplare esposto è l’italianissima sedia “leggera” di Chiavari, la Chiavarina, prodotta dal 1807 (l’esemplare esposto è della metà dell’Ottocento), apprezzata da Napoleone III e da Antonio Canova, dal cui sistema strutturale Gio Ponti (1897-1979) trasse ispirazione per la sua Superleggera (1955, prod. Cassina). Particolare attenzione merita il tentativo proto-razionalista di Vittorio Grassi (1878-1958) che nel suo Sgabello del 1908 guarda sia alla cultura popolare, sia all’allora ancora permanente medievalismo. L’esemplare successivo (anni Venti del ‘900) rappresenta un momento di riflusso della cultura italiana, post stile Floreale, una rivisitazione storicistica delle assemblate sedie austriache prodotte dal 1855 dall’ebanista austro-ungarico Michael Thonet (1796-1871), uno dei protagonisti del design del periodo vittoriano. L’innovazione, che segna il deciso passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale, è rappresentata dalla rielaborazione del modello di Mart Stam da parte di Marcel Breuer (1902-1981).
Sua è la Sedia B32 (1928), esposta in originale con e senza braccioli, in tubi d’acciaio cromato, legno laccato color ranciato, legno incurvato, seduta incannicciata, che prese in seguito il nome Cesca dal nome della figlia adottiva Francesca (attualmente la sua produzione avviene in Italia e viene distribuita a marchio Thonet che fa parte del gruppo Poltrona Frau). Segue un esemplare della produzione italiana in tubolare e seduta in gomma (anni Quaranta-Cinquanta) e l’intramontabile sedia verde brillante Selene (1969), di Vico Magistretti (1921) prodotta dall’Artemide di Milano in “plastica” stampata che, con Panton Chair e Universale di Joe Colombo, si contende il primato della prima sedia in plastica al mondo. Sono poi esposte due sedie “inquietanti”, la Dondolante (anni Settanta) e la sedia Pollaio, un esemplare/scultura pop-art (anni Novanta del secolo scorso).
Orari di visita: dal martedì alla domenica dalle 18:00 alle 20:00 | Ingresso libero