PAESAGGI IN ALLUMINIO

di Venanzio Manciocchi

a cura di Giorgio Agnisola
dal 7 al 22 maggio 2016

Nel 2013, stimolato dalla partecipazione al Premio Internazionale COMEL Vanna Migliorin Arte Contemporanea per opere in alluminio, Venanzio Manciocchi inizia a utilizzare l’alluminio, un metallo dalle proprietà stupefacenti. È facilmente lavorabile, duttile, leggero, lo si può corrodere, incidere, sezionare senza fatica. L’artista lo utilizza come fosse olio. Il suo obiettivo non muta. Tende infatti a riprodurre paesaggi visti con materiali che ne esaltino la forza e l’energia spirituale. Emblematico a questo riguardo è l’opera Campagna, in cui il metallo è impiegato per lo sfondo, piano su cui l’artista interviene con fiamma e fresa, e solo limitatamente col colore, e su cui in basso poggiano trucioli che simulano un campo fiorito.

L’effetto è notevole, indubbiamente felice. Qui tuttavia l’artista ha mutato il materiale senza variare la logica procedurale. Logica identicamente ravvisabile in altro lavoro dello stesso anno, Case in collina. È con Vicolo, sempre del 2013, che l’artista si apre ad un linguaggio nuovo. Naturalmente resta sostanziale la dimensione naturalistica, intravista, immaginata, sfondo e confine della sua ricerca. Qui, tuttavia, il metallo è utilizzato non già come mezzo ma come parte integrante di una dinamica percettiva. Le sue proprietà cioè si riflettono nell’avventura dell’opera, ne costituiscono in qualche misura la trama.

È il caso appunto di Vicolo, interamente giocato nel contrappunto tra alto e basso e nella articolata giustapposizione dei piani metallici che ricordano i dipinti realizzati in terra pugliese e, molto più indietro nel tempo, quelli della sua città natale, Sermoneta. Le poche tracce di colore conferiscono spessore ed equilibrio all’opera. Ma è soprattutto il generale assetto cromatico che pare interessante. Tutto è giocato su piani di luce e sulla loro articolazione, sulla lucentezza del metallo ora evidenziata ora velata, a fronte della cortina scura in alto che stabilisce una distanza tra fondo e primo piano. Una tale strategia visiva e compositiva viene moltiplicata nell’opera Resti di un racconto, del 2013, una composizione geometrizzata di riquadri concepiti come tasselli di una interiore narrazione che segna in qualche misura il limite superiore dell’arte di Manciocchi, nella sua tensione più astratta e insieme emotivamente vigilata.

Orari di visita: dal giovedì alla domenica dalle 17:30 alle 20:00 | Ingresso libero